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A TUTTO C’È UN PERCHÉ
A TUTTO C’È UN PERCHÉ
Quasi nessuno ricorda il momento esatto in cui è diventato “grande”, eppure basterebbe poco. Si diventa grandi appena si smette di chiedersi il “perché” di ciò che ci accade e di ciò che osserviamo. A un certo punto della vita non ci si stupisce più, ci si limita ad accettare le cose per come sono. Con il trascorrere del tempo diventa più importante ciò che è stato, piuttosto che ciò che può ancora essere. Gli “ormai” prendono il sopravvento sulle domande, su quei “perché” che da bambini facevamo risuonare tra i parenti nelle tavolate di Natale, mettendo spesso in imbarazzo i nostri genitori. Quelle emozioni sono solo un ricordo che si accarezza qualche volta con nostalgia, ma nulla di più. Tutto dimenticato. È il prezzo che si paga per diventare “grandi”, senza accorgersi che in realtà ci si è solo adattati al mondo, che è molto più piccolo di quanto non sia la nostra immaginazione. Preoccupazioni, ansia, paura, prendono il sopravvento e ci costringono a vivere la vita in uno spazio sempre più piccolo che sarebbe più giusto chiamare sopravvivenza.
Esiste però una chiave di volta che potrebbe consentire a ciascuno di tornare a vivere: accorgersi di essere più grandi di quello che si è creduto fino a oggi.
Più grandi del proprio nome, della propria famiglia, di ciò che si è imparato a scuola, del lavoro che si svolge. Più grandi del mondo.
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